Come la t-shirt è diventata veicolo di messaggi politici nell’ultimo anno

Come la t-shirt è diventata veicolo di messaggi politici nell’ultimo anno

La t-shirt è un capo che non si batte. Pantaloni a zampa d’elefante, gonne a ruota, camicie spiegazzate, abiti stretch. Tutti capi d’abbigliamento che, in un modo o nell’altro, hanno fatto il loro tempo e sono poi scomparsi dagli armadi delle persone. Non la classica maglietta a mezze maniche che – dagli anni ’50 a oggi – continua a essere indossata da persone di qualsiasi fascia d’età. Con alcuni, piccoli cambiamenti.

La semplicità che non passa mai di moda

Indossata inizialmente dai soldati della prima guerra mondiale e diventata simbolo di ribellione giovanile negli anni ’50 grazie a Marlon Brando e James Dean, la t-shirt è un capo che non passa mai di moda. Nell’ultimo anno, soprattutto, è stata usata come veicolo di messaggi e slogan politici, sia da esponenti di partito sia dalla popolazione in generale. Questa moda è iniziata negli Stati Uniti con le proteste contro Donald Trump, quando sulle passerelle e nelle manifestazioni sono cominciate a comparire frasi sulle magliette. “Break Down Walls”, “We Will Not Be Silenced”, “I Am An Immigrant”, sono solo alcune delle formule usate per esprimere contrarietà alle politiche statunitensi. Non comizi, non urla: frasi stampate sulle t-shirt, che ostentano un’appartenenza politica. Non da nascondere, ma da rivendicare (senza rinunciare a essere i più trendy!).

La nascita della t-shirt politica

Pioniera delle t-shirt che esibiscono slogan politici è stata Katherine Hamnett, stilista e attivista che già negli anni ’80 aveva scandalizzato con le sue frasi di protesta stampate sulle magliette. E quindi, per denunciare il crescente inquinamento ambientale, è nata la stampa “No More Fish in the Sea?”, così come quella “Save The World”. Queste t-shirt sono state indossate anche dagli Wham! durante il proprio tour, cosa che le ha fatte diventare una vera e propria moda.

Moda che è tornata oggi. Sempre la stessa Katherine Hamnett ha proposto nel 2017 le stesse magliette a mezze maniche, stavolta con la scritta “Cancel Brexit”. Inutile dire che ha inaugurato un trend ripreso poi da altri stilisti, che hanno fatto letteralmente diventare di tendenza le cause politiche e sociali in corso in questo periodo storico.

La New York Fashion Week 2017

Ma è alla New York Fashion Week 2017 che le t-shirt sono diventate un vero e proprio veicolo di messaggio politico. Ha fatto molto scalpore la t-shirt femminista di Dior, “We Should All Be Feminists”, espressione di un movimento – quello delle donne – esploso in tutto il mondo negli ultimi dodici mesi. Ripresa dalle influencer più seguite del pianeta – da Chiara Ferragni a Rihanna – ha segnato una linea mai più abbandonata dalle case di moda. È raro, oggi, che qualcuno non abbia nel suo armadio una t-shirt con una scritta che abbia un rimando politico: impegnati sì, ma con stile!

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